7 gita de

L’Escursionista curioso:

 

Nel regno dell’Aletschgletscher

Tra le gole del Massaweg e Villa Cassel

 

Domenica 30 settembre 2007

 

 

Quest’anno la gita che proponiamo è molto varia nei suoi contenuti: Blatten è un paesino di origine Walser, poi c’è il Massaweg che è l’antico percorso di un bisse (tipico canale di irrigazione – vedere documentazione gita del 2005) ci sono gli impianti di Riederalp, che con Bettmeralp e Fischeralp formano uno dei maggiori comprensori sciistici del Vallese, l’importante Villa Cassel con il suo interessante museo glaciologico e l’annesso giardino botanico situata all’interno del sito Jungfrau - Aletsch - Bietschhorn  che nel 2001 è stato inserito dall’UNESCO tra i siti di interesse mondiale e sede della Pro Natura Elvetica,  c’è  l’Aletschgletscher, il più grande ghiacciaio delle Alpi con la sua riserva naturale dell’Aletschwald o Foresta dell’Aletsch  che già da sola merita una visita ed infine c’è la diga di Gibidum: sembra impossibile ma fino a metà del milleottocento il ghiacciaio dell’Aletsch arrivava ipoteticamente a tuffarsi nelle sue verdi e fredde acque.Ipoteticamente perché la diga è stata costruita in epoca molto più recente. Compagno costante della gita è un incredibile panorama che varia di volta in volta e che è uno dei motivi per i quali abbiamo scelto questa gita.

 

 

Blatten

 

Per distinguerlo dall’omonimo Blatten situato nella Lötschental solitamente è scritto Blatten bis Naters. Situato su uno strategico poggio e visibile solo all’ultimo momento, conserva una parte antica   che merita senz’altro una visita. Lasciando sulla sinistra la stazione a valle della funivia che sale alle ripide ma bellissime  piste di sci di Belalp, da dove parte il sentiero che in poco più di due ore porta allo Sparrhorn (altra gita della zona che raccomandiamo) splendido belvedere sul ghiacciaio dell’Oberaletsch, Blatten è punto di partenza per numerose traversate verso Riederlap e Bitsch. Belalp è anche una delle naturali porte di ingresso verso l’Oberland  Bernese che può essere raggiunto grazie alla presenza dell’Oberaletschhutte, bellissimo rifugio arroccato in cima a delle placche rocciose in un ambiente che ha un po’ dell’himalayano.  Questa zona affascinò il grande alpinista – scienziato John Tyndall che vi soggiornò per 25 estati ed  a Belalp dedicò un brano del suo “Mountaineering in 1861” (la cui traduzione in italiano compare in “Un gentleman in cima al Weisshorn” edito dall’Editoriale  Domus ed allegato a Meridiani Montagne del gennaio 2006).
L’itinerario inizia con un primo ma brevissimo tratto di strada asfaltata che abbandoniamo per inoltrarci in una caratteristica zona umida dove il muschio e piccoli acquitrini ci accompagneranno fino ad un poggio da cui inizia una discesa. Un altro breve tratto asfaltato e superiamo un ponte  situato alla base della diga di Gibidum. Da qui la strada si fa sterrata e la seguiamo per un tratto fino ad una casa isolata. Un cancello in legno segnala l’inizio del Massaweg, ovvero sentiero della Massa. Prende il nome dal torrente che percorre la valletta e ricalca pressoché fedelmente il tracciato del Bisse Riederi. Un breve accenno su cosa è un bisse. In tedesco si chiama Suonen, in francese Bisse: sono dei canali artificiali che servono ancora oggi a trasportare l’acqua dei ghiacciai verso i prati coltivati più a valle.   A   volte  sono   delle   vere opere di ingegneria che attraversano pareti scoscese, praterie alpine e fitti boschi. I più antichi risalgono attorno al 1300, e parecchi sono ancora utilizzati come acquedotti comunali. Nell’antichità il loro uso era soggetto a rigide regole e non di rado lunghe battaglie dividevano due comuni vicini che rivendicavano l’utilizzo dell’acqua che vi scorreva. In tutto il Vallese c’è stata una recente riscoperta dei bisse ai fini turistici e frequentemente il sentiero che costeggia ciascuno di essi è stato sistemato per dare modo agli escursionisti di percorrere tranquille passeggiate di varia difficoltà.

 

Massaweg

Il Massaweg è stato tra i sentieri più recentemente sistemati. Passa a mezzacosta tra pareti e gallerie e segue il percorso del bisse chiamato Riederi. I primi accenni di questo canale risalgono al 1385 e la presa d’acqua era situata in località Beim Steg in quel di Rischinen sotto Blatten. Questo fino al 1824 quando a causa della richiesta sempre maggiore di acqua, gli abitanti di Ried in accordo con quelli di Naters, costruirono un nuovo bisse con presa acqua sopra Belalp ed un percorso molto tortuoso che, attraversando la Lüsgenalp, passa sotto l’Aletschbord per arrivare a Holzji e quindi alla diga di Gibidum. Nonostante questo nuovo canale durante l’estate del 1935 per ben 16 torridi giorni non fu possibile  irrigare i campi di Ried. Lungo il sentiero, all’imbocco di una galleria si può osservare sulla destra il percorso aereo che faceva il tracciato originale del canale. Vi invito a riflettere sui problemi che dovevano affrontare le persone destinate alla costruzione ed alla successiva manutenzione di questi canali. Verso la fine del tratto più caratteristico una cappelletta dedicata alla Madonna di Lourdes, scavata nella roccia ed un crocifisso, ci testimoniano la religiosità di coloro che lavoravano alla manutenzione del canale e ringraziavano Dio per i pericoli scampati. Più avanti ancora, alcune catene aiutano a superare un tratto del sentiero particolarmente umido che ad inizio o fine stagione nelle giornate fredde può presentare qualche problema. Alcuni ponticelli di legno ci permettono di arrivare ad uno dei posti più caratteristici della gita: qui sono stati ricostruiti i muri in sasso che una volta sorreggevano i tronchi in legno nei quali scorreva l’acqua. I tronchi sono stati recentemente sostituiti, ma uno più datato giace dimenticato sul sentiero pochi metri più avanti. Ormai siamo quasi fuori dalla valle e ci attendono i verdi prati che precedono le case di Ried-Morel. Lo sguardo spazia sulla valle Saltina che sale al Passo del Sempione e sulla città di Briga ed in particolare sulla grande stazione ferroviaria affiancata dall’ingresso del traforo che collega Italia e Svizzera. Su tutto scintilla la molte ghiacciata del Fletschorn e più a destra il Dom sembra essere tuttuno con il Lenzspitze ed il Nadelhorn. Ci attende un tratto di strada asfaltata che percorreremo fino alla stazione della cabinovia che ci porterà alle case di Riederalp. Da qui in circa mezzora arriviamo a Villa Cassel ed al suo museo. In alternativa vi proponiamo la salita in seggiovia fino a Hohflue (2227 m) da dove lo sguardo spazia sulla distesa ghiacciata dell’Aletschgletscher, incontrastato re dei ghiacciai delle Alpi che ci offre una vista mozzafiato: quello che noi vediamo è circa la metà della sua estensione. Se gli giriamo le spalle ciò che vediamo è una carellata di punte glaciali dei satelliti del Monte Rosa e dei 4000 vallesani tra i quali si scorge la triangolare mole del Cervino.

 

Villa Cassel

Il suo  stile  architettonico  ricorda  un po’ le case   dell’Alsazia e   la posizione   è certamente invidiabile per via del bel panorama. La storia ci dice che qui soggiornò Winston Churchill invitato dal ricco banchiere inglese che la fece costruire nei primi anni del 1900. Diventata albergo, nel 1974 fu acquistata dalla Lega Svizzera per la Protezione della Natura che ne ha fatto il primo Centro Ecologico  di tutta la Svizzera. Attualmente comprende al pian terreno un museo sulla glaciologia con particolare riferimento al ghiacciaio dell’Aletsch. Da un paio di anni il museo ospita anche una sezione specifica che varia ogni anno: l’anno scorso era un’esposizione sullo stambecco, quest’anno riguarda la marmotta. Durante le nostre precedenti visite il museo ci è particolarmente piaciuto per il ruolo da protagonista che è riservato a tutti i visitatori. Ai piani superiori si trovano sale per conferenze, la biblioteca di lettura e la foresteria che ospita i partecipanti ai vari corsi organizzati dall’associazione. All’esterno si può visitare un giardino botanico che raccoglie le 300  specie vegetali presenti nella zona.  Tutto intorno si possono intuire le piste da sci che d’inverno sono percorse da migliaia di sciatori. E per chi non scia, alcuni sentieri sono battuti meccanicamente per offrire piacevoli e panoramiche passeggiate. Ma in questo periodo dell’anno sono ancora le mucche a farla da padrone, o almeno è quello che spero intanto che scrivo queste righe.

Villa Cassel è situata proprio sul confine della prima riserva naturale delle Alpi curata dall’UNESCO.

 

 

 

Jungfrau – Aletsch – Bietschhorn

 

Chi non conosce il Jungfraujoch, stazione terminale del tanto discusso e costoso trenino che parte da Grindelwald e passando all’interno dell’Eiger deposita ogni anno migliaia di turisti e alpinisti a quota 3454 m.? Il termine Alestch fa venire in mente sia il ghiacciaio sia la montagna più alta della zona, mentre il Bietschhorn è quella piramide aguzza che si vede scendendo dal Passo del Sempione la cui via di salita più facile è una cresta di misto con difficoltà di IV grado. Tra questi tre punti geografici si trova la più vasta area glaciale protetta del centro – sud Europa.  Si tratta di 54.000 ettari il 77% dei quali si trova in Vallese ed il restante 23 % nel cantone di Berna.  In questo sterminato territorio ben  nove punte superano i 4000 metri: Jungfrau (4158 m), Monch (4107 m), Gross e Hinter Fischerhorn (4048 e 4025 m), Lauteraarhorn (4042 m), Schreckhorn (4078 m), Aletschhorn(4193 m.), Finsteraarhorn (4273 m), Grossgrunhorn (4043 m), mentre quelle che superano i 3500 m non si contano neppure.

 

 

___________ Limite del Ghiacciaio verso il 1850

---------------- Percorsi per raggiungere i pascoli da Ussere Aletschji (Belalp) a Innere Aletschji attraverso l’Oberaletschgletscher (a sinistra nella foto)

1 durante il periodo di massima espansione del ghiacciaio

2 attorno al 1900

3 verso il 1935/1940                                          (foto presa nel 1980)

 

Perché questa zona è stata inserita dall’UNESCO tra le zone di interesse mondiale?  Innanzitutto per le sue caratteristiche paesaggistiche ed estetiche. Si pensi che il ghiacciaio dell’Aletsch  con la lunghezza di 23 km, la superficie di 128 km quadrati e la profondità di 900 metri registrata nel Konkordiaplatz  è il più esteso delle Alpi. In paragone il più esteso ghiacciaio del Monte Bianco è lungo “solo” 10 km. La velocità media annua è compresa tra 185 ed i 205 metri registrati nella zona del Konkordiaplatz, mentre all’altezza della foresta dell’Aletsch la velocità annua è compresa tra i 74 e gli 86 metri (i dati si riferiscono al 1981). Geologicamente parlando è una zona molto varia dove a punte formate da rocce cristalline sormontate da sedimenti calcarei (Monch e Jungfrau) si alternano punte prevalentemente  calcaree come l’Eiger. Il ghiacciaio dell’Alestch è stato misurato fin dal 1892 ed offre una delle più ricche documentazioni sulla storia della glaciologia delle Alpi. Nella foto la linea continua segnala la massima estensione del ghiacciaio raggiunta.

All’epoca il ghiacciaio dell’Oberaletsch confluiva nell’ Aletsch e formavano una unica colata che arrivava a lambire il posto ove è stata costruita la diga di Gibidum. Nel suo lento progredire l’Oberaletschgletcher ha scavato delle tortuose gole che l’uomo ha con il tempo reso praticabili attraverso un sentiero scavato nella roccia in modo da poter raggiungere preziosi  pascoli. A   questoo proposito   è  da segnalare  una singolare   iniziativa che  con il tempo è diventata attrazione turistica. All’inizio dell’estate  le  particolari  pecore  del  Vallese, (caratterizzate dal simpatico muso nero e dalle 4 zampe pure nere) vengono condotte in località Innere Aletschji, dove vengono lasciate pascolare in piena libertà fino all’ultimo fine settimana di agosto, quando i pastori con una festa che dura tre giorni vanno a riprenderle per portarle ai diversi ovili. E’ uno spettacolo vedere questa enorme fiumana (si parla di 2 o 3 mila capi) che lascia i pascoli per arrivare a Belalp dove viene smistata a seconda del colore del segno sulla pelliccia. Per la cronaca il venerdì vengono recuperati gli animali, il sabato arrivano a Belalp e la domenica sono smistate tra un tripudio di cori alpini e qualche stand dove ai presenti viene offerta una gustosa “suppe” (anche alle nove di mattina!).

Ritorniamo sulla storia del ghiacciaio. La prima citazione scritta dell’Aletschgletscher risale al settembre del 1653 quando gli abitanti di Naters in seguito al progressivo avanzare del fronte glaciale, vedendo minacciata la possibilità di raggiungere i pascoli di Innere Aletscji, mentre alcune baite dell’alpeggio Ussere Aletschji erano già state travolte, chiesero ai preti gesuiti di Sierre di organizzare una processione per scongiurare il pericolo. Dopo sette giorni di preparazione, la popolazione preceduta da due preti  si diresse verso il ghiacciaio alternando canti e salmi. Sembra che le preghiere abbiano ottenuto l’effetto desiderato perché da quel momento il ghiacciaio rimase tranquillo. Il fatto che il ghiacciaio minacciasse dei pascoli alpini fa credere che fosse al suo massimo storico.

Il suo progressivo ritirarsi mise in crisi la richiesta di acqua dei comuni di Naters, Ried-Morel e Bitsch per cui  ricercarono fonti alternative per l’approvvigionamento dell’acqua. Pochi anni dopo che  Villa Cassel divenne proprietà della Pro Natura Elvetica, fu stipulato un accordo tra i comuni interessati all’acqua della Riederi secondo il quale l’associazione naturalistica dava il permesso di costruire una condotta sotto il Riederhorn, in cambio dell’impegno degli abitanti dei comuni a non sfruttare le piante  dell’Aletschwald per ricavarne legname. Questo accordo doveva durare 99 anni, ma nel frattempo è subentrato l’UNESCO ed il bosco di larici, alcuni dei quali raggiungono i 1000 anni,  è salvo.

Il fatto di essere riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità  non fa di questa zona un territorio dove è difficile fare qualsiasi intervento umano, anzi tuttaltro. Se finalizzati a miglioramenti turistici o antropologici, gli interventi si fanno, eccome, ma con precise caratteristiche e studiate metodologie, quelle che da sempre distinguono il popolo svizzero per la sua precisione. Un esempio tra tutti è il nuovo sentiero panoramico che da Belalp in quattro ore e mezza conduce all’Oberaletschhutte: tagliato nella roccia ed ottenuto anche sparando mine. Il vecchio sentiero era diventato troppo pericoloso per permettere un tranquillo accesso alla capanna e l’Oberaletschgletscher negli ultimi anni si è abbassato di circa 5 metri all’anno obbligando il custode ad aggiungere nuove scale a quelle già esistenti per permettere agli alpinisti ed agli escursionisti di arrivare alla capanna che, quando è stata costruita nel 1890, era pochi metri sopra il livello del ghiacciaio.

 

La diga di Gibidum

 

Lasciamo a malincuore la Riederfurka e ci avviamo verso una nuova meta: la diga di Gibidum che in fondo alla valle raccoglie le acque di fusione dei ghiacciai circostanti.Rapportato al Massaweg, il sentiero diventa stretto e con moltissimi tornanti. Tra boschi e pascoli si intravedono al di là della valle le rocce tonde e lisce che una volta erano coperte dall’Aletschgletscher. Ad una radura vediamo il muro della diga. I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1964 e fu messa in servizio dopo tre anni. E’ di tipo a volta e con un’altezza di 122 m., una lunghezza di 3279 m   ha la capacità di invaso di 9,2 milioni di m. cubi di acqua che produce 600 gigawatt all’anno. Anche qui si vede come l’intervento umano ha facilitato il turismo. Una scala di metallo ci permette di scendere gli ultimi metri per arrivare sopra il muro della diga, ed una scala più lunga ci permetterà di salire per raggiungere la strada ed il sentiero che ci condurranno attraverso altri boschi fino al posteggio del pullman. Dal posteggio finale della diga inizia una delle vie ferrate più belle del Vallese. Senza grandi dislivelli è particolare perché invece di salire fino ad una punta fa il giro del lago, e   sul  percorso si  trovano   interessanti tratti nei quali si procede su pioli in ferro conficcati nella roccia a picco sul lago e tramite una traversata alla tirolese. La ferrata è classificata di media  difficoltà e per percorrerla tutta richiede circa 4 ore. Niente di difficile quindi, ma va affrontata con l’attrezzatura adatta e con una giusta preparazione tecnica  per godere in appieno degli emozionanti passaggi.

 

 

 

Bibliografia consultata:

 

I ghiacciai delle Alpi, di Bachmann Robert C.  Zanichelli Editore, Milano, 1980

Ghiacciai della Svizzera di Bachmann Robert C. Edizioni Silva, Zurigo, 1983

La rivista del trekking anno XVI (1999) n. 1, Piero Amighetti Editore, Sala Baganza (PR)

Le Alpes Revue du Club Alpin Suisse - Numero special du 125 anniversaire du CAS –

 3° Cahier Trimestral 1988 

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