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L'ESCURSIONISTA CURIOSO 20 ottobre 2002 III° gita:
(cliccare sulle foto per ingrandirle) - Dobbiamo preparare la gita della biblioteca per il prossimo anno. Cosa ne dici, andiamo a Salecchio oppure andiamo ad Anzuno e Tappia?- - Ambedue i posti sono belli e meritano una visita, potremmo chiedere ad Umberto quale stagione è migliore per l’uno e per l’altro ed in base alla risposta decidere.-. Detto fatto, una telefonata verso Domodossola ed Umberto ci consiglia l’autunno per Anzuno e Tappia, perché i colori dell’autunno conferiscono un’atmosfera particolare a questi due paesini ormai senza abitanti ed a tutto il percorso. Pensiamo subito di allungarlo partendo da Villadossola e raggiungere il S. Monte Calvario attraverso Varchignoli, Sogno, Tappia ed Anzuno: un sentiero che in parte abbiamo già percorso due volte includendo anche Cruppi, piccolo borgo raggiungibile dopo un’erta salita. - Toh! Guarda guarda: sul calendario delle gite di quest’anno il 20 ottobre è una giornata senza alcun programma!- In men che non si dica ecco che la gita viene organizzata: chiesti i preventivi per il noleggio del pullman, preparata la locandina per pubblicizzare l’iniziativa, informati i giornali locali, ma il tempo passa e gli iscritti sono pochi. Si pensa già di annullare tutto, quando il diavolo ci mette la coda. Lunedì 14 ottobre verso le 9 di mattina telefona Umberto: - Ma lo sa , - mi dice - che la riserva del Sacro Monte Calvario, il Cai di Domodossola e quello di Villadossola, hanno deciso di fare l’inaugurazione ufficiale di un tratto del sentiero proprio domenica prossima? Ci saranno degustazioni, saranno aperti tutti gli Oratori, apriranno i torchi ed i mulini e ci sarà chi spiega il loro funzionamento. Il sentiero inaugurato sarà dal S. M. Calvario a Tappia passando da Cruppi ed Anzuno, mentre per il ritorno è previsto un altro percorso in gran parte su mulattiera: peccato perdere quest’occasione. Non ho potuto avvisarla prima perché è stata una decisione improvvisa e ho avuto la conferma questa mattina.- Qualche perplessità: bisogna riorganizzare il tutto ed il tempo stringe. Decidiamo: noi due andremo ugualmente, e forse qualcuno verrà con noi. Annullato il pullman, e avvisati gli iscritti che, per chi vuole, la gita verrà effettuata con mezzi propri e con una variazione di programma, domenica mattina, al punto di ritrovo in quel di Gravellona Toce, ci ritroviamo in ventitre più uno: Bick, tutto scodinzolante e fedele amico quattrozampe di una partecipante.
Prima tappa ed ecco il primo oratorio aperto. La chiesetta di Cruppi eretta nel 1633. E’ dedicata a San Defendente e sorge su un poggio da dove si ha una splendida vista sulla piana di Domodossola. L’interno è molto semplice ed in sintonia con lo stile di vita delle persone che, dai banchi da troppo tempo vuoti, assistevano alle funzioni religiose. Il solerte Umberto aveva già preparato e messo a disposizione di tutti i partecipanti una buona scorta di volantini recanti informazioni storico-artistiche sugli oratori che avremmo visitato lungo il tragitto. Qui il sentiero è pianeggiante e, approfittando di in uno squarcio tra le piante, Umberto ci mostra il luogo dove nel 1910 Chavez cadde con il suo aereo dopo aver sorvolato il passo del Sempione: un cippo vicino ad un campo arato è tutto ciò che rimane di questa epica impresa, ormai dimenticata dalla maggior parte delle persone, ma che all’epoca destò particolare scalpore per la sua audacia. Arrivati ad Anzuno, ed ammirato l’oratorio dedicato a S.Antonio la cui costruzione è terminata nel 1682, abbiamo una lieta sorpresa: l’indaffarato Umberto ed un gruppo di altri escursionisti con la passione del canto, intonano un canto gregoriano. Le loro voci, amplificate dall’acustica della chiesetta, procurano a tutti dei brividi di emozione. All’esterno si va radunando una piccola folla: in totale siamo più di 200. I discorsi di rito saranno pronunciati dal direttore della riserva S. M. Calvario, dall’ideatore di questo sentiero sig. Pirocchi, e da Paolo Crosa Lenz, che cerca di farci capire quanto fosse dura la vita nelle piccole comunità che andremo a visitare. A noi, che viviamo in un mondo dove tutto o quasi è facile, dove non ci rendiamo conto delle indubitabili comodità di cui approfittiamo tutti i giorni, certe difficoltà sembrano fantascienza, ma, in fondo all’anima, quando Crosa Lenz termina di parlare, siamo un po’ più convinti che forse, sotto certi aspetti, una volta pur avendo una vita molto più dura, chi abitava queste terre viveva meglio di noi. Infine, appena giunto tra noi, parla il sindaco di Domodossola.
All’uscita ci attende un assaggio di prelibato miele locale che ci viene offerto su gustosissime fette di pane nero alle noci accompagnato da un delicato vino bianco: una leccornia!. L’ultima sosta nella frazione prevede la visita al primo mulino, aperto solo in questa occasione. A gruppetti proseguiamo l’escursione in direzione di Tappia, facendo ancora una sosta presso i mulini ad acqua che sorgono un po’ discosti dall’abitato principale. Si trovano a pochi metri dalle rive del Rio di Anzuno, ed erano adibiti alla macinazione della segale. Al loro interno ci sono ancora le macine in sasso. Poco a monte dei mulini, ammiriamo un grosso masso erratico dal quale veniva tratta la pietra ollare utilizzata per fabbricare le pentole: possiamo ancora vedere le incavature dalle quali è stata tolta la roccia e gli scalini scalpellati utilizzati per facilitare la salita sulla superficie del masso. L’interno della chiesa avrebbe bisogno di un urgente restauro, ma ugualmente abbiamo potuto ammirare gli squisiti stucchi ed i delicati dipinti che ornano la volta. L’alto campanile, oltre ad ospitare tre grosse campane datate 1556, 1577 e 1771 è molto singolare: sul finire del 1600 è stato dotato di un orologio per offrire agli abitanti di Tappia l’ora esatta grazie al suono delle campane, ma, data la posizione un po’ staccata della chiesa rispetto al paese, si era ritenuto superfluo dotarlo anche di un quadrante. Dopo la visita alla chiesa ed il concerto, abbiamo approfittato della gentilezza dei proprietari di un ristorante di Domodossola che ci hanno offerto un piccolo rinfresco a base di prodotti tipici ossolani: come non menzionare, tra le altre cose, il gustosissimo e ricercato formaggio di Bettelmatt, ed i prelibati gnocchi di farina di castagne, il tutto generosamente innaffiato con ottimo vino e fresche bibite? Per non parlare del pane cotto nell’antico forno di Tappia: una squisitezza!!! Anche qui, tra una fetta di pane con crema alle melanzane, ed un bis di crema alla zucca, alcuni infaticabili curiosi, girovagando qui e là tra le case, sono capitati in un locale ove è conservato un altro torchio, un po’ più piccolino di quello di Anzuno, ed un po’ più “giovane”: la data incisa sulla grossa leva di legno riporta l’anno 1776. All’interno è conservata la statua lignea della Madonna del Tarlap, trovata miracolosamente intatta tra il fango durante l’alluvione del 1755. Non si sa da dove provenga, perché all’epoca del ritrovamento nessuno ne chiese la restituzione. Per la cronaca, Tarlap è quello schizzo di acqua, latte o vino, che esce dal secchio colmo mentre viene trasportato. Anche a Valpiana siamo stati allietati dal nostro coro, che però, dopo le abbondanti libagioni, faceva un po’ fatica a coordinare le note. Ancora discesa, ancora salita, un po’ di mulattiera ed un po’ di strada asfaltata e tra un “Andate avanti!” ed un “Tornate indietro che avete sbagliato strada!” siamo tornati al S. Monte Calvario. Pensavamo che la gita fosse terminata, ma abbiamo fatto i conti senza l’oste, in questo caso impersonato dall’infaticabile Umberto: ci aspetta una visita non alle cappelle del santuario, sempre visitabili in ogni momento, bensì ai giardini, generalmente chiusi. Dietro un anonimo cancello di grigio metallo ci aspetta: un muro in blocchi di pietra che risale al 1200, una torre quadrata, una visita all’interno della Cappella del Paradiso, il lago Maggiore…in miniatura con tanto di trote guizzanti, i ruderi di un battistero, un altare pagano con delle coppelle celtiche, una sequoia altissima ed uno scoiattolo che salta da una pianta all’altra. Che dire di più? Ci spiace perché è tardi, e qualcuno si è già allontanato per il ritorno a casa! Speriamo che tutti i partecipanti siano stati soddisfatti. Un grazie grosso grosso a tutti coloro che hanno fatto in modo che un’anonima giornata diventasse super: grazie agli organizzatori della manifestazione che hanno scelto proprio la data del 20 ottobre per l’inaugurazione, grazie agli ideatori del tracciato che ci hanno dato la possibilità di fare un salto indietro nel tempo, grazie ai titolari del ristorante ed agli apicoltori che ci hanno offerto tutte quelle ghiottonerie, grazie a chi ci ha illustrato le particolarità dei torchi, dei mulini e della cava di pietra ollare, grazie ai cori che ci hanno allietato coi loro canti ed all’organista per il concerto, grazie al nostro Antonio, e speriamo ci mostri il filmato che ha girato per l’occasione, ma soprattutto grazie Umberto per la tua squisita disponibilità. Infine grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla gita: alla prossima!!!! Noi della biblio
Questo articolo è comparso sul Notiziario del 2002
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